Il primo manuale organico italiano per la progettazione accessibile porta la firma del compianto architetto Paolo De Roccodeceduto a soli 61 anni il 5 maggio del 2012 nel fiore della sua splendida carriera professionale.
L’idea di redigere un prezioso strumento di aiuto per i progettisti nacque dalla collaborazione del friulano De Rocco con la collega, e futura moglie, Maria Costanza Del Fabro durante gli anni della ricostruzione dei paesi del Friuli V.G. devastati dal sisma del 1976 (foto sopra) ma anche grazie ai suoi numerosi contatti all’estero con i più autorevoli esperti dell’epoca in accessibilità.
Il prezioso manuale organico in materia di progettazione accessibile venne finalmente pubblicato nel 1979 dalla Segreteria Generale Straordinaria per la Ricostruzione delle zone terremotate.

Ricordare questo importante strumento, anche se datato, per noi di MAP è utile per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica in generale sulla persistente mancanza di sensibilità, ancorché di professionalità, da parte dei dei responsabili della progettazione di spazi e ambienti a destinazione pubblica su suolo pubblico. Dove la responsabilità è affidata alla committenza privata gli esempi progettuali sono un po’ più virtuosi, ma siamo ancora oggi ben lungi dal soddisfare la Convenzione ONU del 2006 sul diritto di inclusione sociale dei disabili.

Valutando la realtà in cui viviamo, grazie al contributo dei nostri associati con esigenze speciali, ci accorgiamo che gli effetti positivi della pionieristica ricerca nella progettazione accessibile per tutti, condotta da singolari eccellenze poco note, rappresentano dei casi isolati e senza repliche virtuose in altre realtà.
Da quando è attiva, la nostra associazione ha fotografato esempi inaccettabili di regresso. E’ il caso di una banca di cui la nostra associazione è cliente dal dicembre del 2017, non per propria scelta ma a seguito dell’acquisizione di Banca Intesa San paolo di Banca Popolare di Vicenza, la quale risultava accessibile ai disabili perché aveva un parcheggio a loro riservato adiacente alla scala d’accesso e una pedana elevatrice per consentire alle carrozzine il superamento della scala. Ben presto ha cancellato le tracce dell’antico stallo riservato ai disabili ed eliminato la piattaforma elevatrice, noncurante delle nostre continue richieste -prima verbali e poi scritte sia al direttore della filiale che al direttore nazionale, ai sensi della legge sull’abbattimento/superamento delle barriere architettoniche e di quella per la tutela dei disabili contro la discriminazione (diretta/indiretta) nei luoghi a destinazione pubblica.

Il nostro appello pubblico, non solo ai dirigenti di Banca Intesa San Paolo, ma a tutti coloro i quali -per propria scelta decidono di offrire servizi o prodotti al pubblico- siano consapevoli della propria responsabilità nel causare un grave disagio non solo ai disabili motori riconosciuti tali e che non hanno la fortuna di contare su un assistente personale a proprio piacere, ma anche a tutti coloro abbiano difficoltà (anche per semplice dolori e debolezze legate all’anzianità o allo stato di gravidanza) a salire una scala senza corrimano e quindi non a norma.

In Friuli si parla ancora troppo poco di accessibilità per tutti, nonostante nel 1983, i due menzionati architetti organizzassero a Udine, per conto della Facoltà di Ingegneria (non esisteva ancora architettura in Friuli V.G., n.d.r) dell’ateneo friulano e in collaborazione con il Comitato di coordinamento delle associazioni delle persone disabili, il primo corso universitario in Italia sulla progettazione accessibile. Ricordiamo che la prima legge sul PEBA risale al 1986 ed era legata alla finanziaria.

Un’esperienza simile a quella friulana fu replicata anche in Veneto grazie all’architetto Enzo Cuciniello (docente di tecnologia ed ergonomia, della scrivente nel 1987 allo IUAV). Oggi il Veneto è la regione più avanzata in materia di progettazione accessibile e, grazie ad un software appositamente sviluppato, sta mappando tutti i suoi comuni per poter redigere un grande PEBA, superando le criticità dovute alle necessarie interruzioni della viabilità pedonale con un sistema dinamico di segnalazione dei percorsi inaccessibili e di quelli alternativi, incluse le necessarie deviazioni per garantire una mobilità senza soluzioni di continuità. Altri importanti esempi sono stati realizzati anche in Emilia Romagna con il CERPA (il Centro europeo di ricerca e promozione dell’accessibilità).

De Rocco, originario di San Vito al Tagliamento, è stato tra i probiviri del CERPA ed era componente del CTS (Comitato tecnico scientifico) del CRIBA-FVG (il Centro Regionale di informazione sulle barriere architettoniche del Friuli Venezia Giulia). Per tutta la sua carriera mantenne rapporti molto stretti con l’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare di Udine (UILDM) e altre associazioni di persone con disabilità, continuando a occuparsi con rara sensibilità, forti motivazioni e profonda conoscenza della materia del tema delle barriere architettoniche, cui affiancò la passione per l’architettura del paesaggio.
Assieme alla UILDM fu promotore di una delle prime rilevazioni a tappeto dell’accessibilità della città di Udine e di una mostra fotografica dedicata a questo argomento.
Nel 2014 il Comune di Udine, su proposta della UILDM, gli ha intitolato l’area verde di via Derna, collocata di fronte alla Comunità “Piergiorgio”, dedicata in primis all’assistenza dei disabili cognitivi, di cui De Rocco progettò l’ampliamento con un intervento premiato dalla Comunità Europea nell’ambito del progetto Helios (Handicapped people in the European community Living Indipendenty in an Open Society).

Per concludere, la nostra associazione lancia un ultimo appello all’attuale e rinnovato Governo (Conte Bis): ci auguriamo che l’eliminazione del ministero dedicato alla Disabilità all’interno di quello dedicato alla Famiglia non rappresenti un ulteriore segnale di regresso nel cammino dell’inclusione sociale. Ci aggiungiamo al coro delle associazioni, in prima fila, che grida l’urgenza di un Codice Unico delle Disabilità, uno strumento che armonizzi, organizzi e riformi le caotiche politiche attuali in materia di disabilità superando criticità di ogni natura, specie il gap dalla teoria all’applicazione delle norme sull’abbattimento/superamento delle barriere architettoniche.

Ricordiamo infine che la disabilità non discrimina, ma è un problema che può colpire tutti: maschi e femmine, giovani e anziani, italiani e stranieri, ricchi e poveri, credenti e miscredenti, occupati e disoccupati, eletti ed elettori di ogni orientamento politico.