Benessere: Intervista a Germano Mondino

Della serie storie di virtuosa resilienza:

“Come trasformare un trauma in opportunità di crescita interiore e professionale.”

Cari lettori desideriamo condividere la nostra intervista a Germano Mondino che metterà a disposizione un’ora del suo tempo ai soci di Mobility Access Pass che si iscriveranno ai tavoli di lavoro per i progetti in corso.

Domanda: Germano, partiamo dall’inizio. Chi era il ragazzo che oggi è diventato un professional coach e counselor?

Germano Mondino: Sono nato nel 1965, provincia di Cuneo, in una famiglia semplice: papà operaio, mamma casalinga. Da bambino ero molto timido e fisicamente molto gracile. A 15 anni ho iniziato a lavorare in una fabbrica metalmeccanica. Il lavoro ripetitivo mi alienava: non era fatto per me. Ma la mia chiusura mi impediva di manifestare il disagio. Dopo il servizio militare, ho potuto abbandonare il lavoro di operaio metalmeccanico per entrare nel mondo dell’informatica come tecnico manutentore di computer e macchine per ufficio. Nel frattempo, studiando al serale, mi sono diplomato come Perito Informatico. In seguito ho lasciato il lavoro di tecnico per entrare come programmatore in un’azienda di automazione.

La svolta

Domanda: Eppure, a un certo punto, la tua vita ha preso una direzione completamente diversa. Che cosa ti ha fatto cambiare?

Germano: Sì. Il lavoro mi appassionava ma al tempo stesso mi “allontanava da me stesso”. Avevo iniziato ad incrociare il “mondo olistico”, lo yoga, il digiuno, la ricerca spirituale: questo mondo mi calamitava.

La diagnosi di un carcinoma all’appendice e le successive complicazioni post-operatorie mi hanno catapultato in un mondo nuovo, che già mi incuriosiva: quello del benessere olistico. Qui ho scoperto l’iridologia, l’idroterapia e l’educazione alimentare. La pratica di queste ultime divenne per me non solo una cura, ma un profondo nutrimento e un vero e proprio oggetto di ricerca personale.

Poi, un viaggio in India, iniziato come una semplice vacanza e un ritiro spirituale, si è trasformato in un’esperienza che ha profondamente ridefinito il mio percorso di vita. Al mio ritorno, il mondo occidentale che avevo lasciato mi appariva sotto una luce completamente nuova, filtrata dagli occhi e dalla prospettiva del popolo indiano.

Il contrasto tra le due realtà era stridente. Mentre in Italia la mia vita era scandita da scadenze, performance e dal ritmo frenetico del mio lavoro come programmatore, in India ho scoperto un’esistenza orientata verso valori come la spiritualità e la semplicità. In quel contesto, la gioia di vivere non era legata al successo materiale o al consumo, ma trovava le sue radici nella connessione con gli altri e nella ricerca interiore.

Queste nuove priorità hanno messo in discussione tutto ciò che consideravo importante. Osservando la mia routine da programmatore, mi resi conto che il 90% delle attività quotidiane, per me e per le persone che mi circondavano, erano finalizzate a raggiungere obiettivi che non contribuivano minimamente alla felicità o alla serenità. Il mio lavoro, che un tempo era fonte di orgoglio e sicurezza, mi appariva ora come una gabbia dorata. L’obiettivo non era più la mera sopravvivenza, ma l’accumulo di beni e la corsa incessante per dimostrare qualcosa a noi stessi e agli altri. Era una corsa senza fine, che mi aveva allontanato da ciò che realmente contava. Il mio viaggio in India non ha solo cambiato la mia visione del mondo, ma mi ha spinto a compiere un atto di coraggio: abbandonare il mio lavoro da programmatore. Questa decisione non è stata facile, ma l’alternativa era restare imprigionato in un’esistenza che non mi apparteneva più.

Questo cambio di rotta non è stato un punto di arrivo, ma l’inizio di un nuovo cammino alla ricerca di un lavoro e di uno stile di vita che fossero in armonia con i miei valori ritrovati. Il viaggio in India mi ha insegnato che il vero successo non si misura in cifre o in titoli, ma in esperienze utili a vivere una vita autentica e significativa.

Fu così che, completamente demotivato, decisi di licenziarmi e trasformare la mia appassionante ricerca sul benessere nel campo olistico, in un lavoro: mi iscrissi all’Accademia nazionale di scienze igienistiche naturali Galileo Galilei di Trento.

La professione

Domanda: È lì che nasce la tua professione attuale?

Germano: Esatto. Dopo 4 anni di studi, nel 2001 ho iniziato la libera professione come Iridologo Naturopata.

Domanda: Non ti sei fermato alla Naturopatia: perché sei andato oltre?

Germano: Sì non mi sono mai fermato nella ricerca e nel 2008 ho completato la formazione come Counselor al CREDES di Milano, perché desideravo aiutare meglio chi soffre di disturbi somatizzati o vive difficoltà relazionali. Continuando a seguire le esigenze dei miei clienti, mi sono accorto che il Coaching poteva essere uno strumento in più da offrirgli. E così ho frequentato la scuola Durga di Torino conseguendo la specializzazione di Professional Coach, portando il benessere relazionale anche nelle aziende.

Domanda: Cosa ti ha spinto a questa continua evoluzione?

Germano: La mia stessa storia. Prima la mia fragilità fisica mi ha portato a ricercare per guarire e rafforzare il corpo, poi il lavoro sul mondo interiore: comprendere il valore delle emozioni e il ruolo cruciale dei bisogni ha creato la passione per la ricerca sullo sviluppo dell’intelligenza emotiva e la Comunicazione Empatica, fino a sviluppare il percorso che ho chiamato Comunicazione Empatica Efficace (CEE).

Domanda: Quali benefici hai tratto da questa evoluzione e quali condivideresti per aiutare a superare situazioni critiche?

Il beneficio è dato prima di tutto dallo stare bene con se stessi: se stiamo bene con noi stessi siamo sempre in buona compagnia! Sembra una banalità, in realtà è una profonda verità. Stare bene con se stessi significa conoscersi, sapere quali sono le nostre fragilità e punti di forza, significa avere la capacità di adattarsi e allo tempo stesso avere una “mente lucida”, libera da pregiudizi emotivi o intellettuali, per saper rispondere al meglio alla propria quotidianità.

La CEE racchiude svariati strumenti olistici (coaching, counseling, floriterapia di Edward Bach, tecniche di visualizzazione) e ha come obiettivo migliorare ogni forma di relazione incrementando l’empatia: una componente essenziale per una comunicazione efficace e “nutriente”. Utilizzo questo termine perché la pienezza della nostra vita dipende principalmente dalla qualità delle nostre relazioni: quella con noi stessi e con chi ci circonda. Più incrementiamo i nostri valori e maggiore sarà il piacere di stare al mondo!

I corsi

A chi si trova di fronte a situazioni critiche, il mio consiglio è di accoglierle senza fare resistenza. Quando superarle da soli sembra impossibile, la soluzione migliore è chiedere un supporto mirato. Un aiuto professionale permette di affrontare le difficoltà, trasformandole in una preziosa opportunità di crescita e miglioramento personale.

Per accompagnare le persone in questo percorso, offro diverse soluzioni:

  • Coaching: per sviluppare nuove competenze e raggiungere i propri obiettivi;
  • Counseling: per superare momenti di fragilità, come separazioni o lutti, e per ritrovare l’equilibrio psicofisico;
  • Consulenze e corsi CEE: per migliorare la qualità delle relazioni, sia in ambito professionale che familiare (consulenza famigliare e coppia in crisi).

Domanda: E fuori dal lavoro hai tempo per qualche hobby o sport?

Germano: Intanto mi sento fortunato! La Vita mi ha messo di fronte ad un  insegnamento attribuito a Confucio: “Fai quello che ami e non lavorerai mai un giorno”. Infatti, a parte i primi 5 anni trascorsi in officina meccanica, la ricerca di un significato più profondo della Vita mi ha permesso di trasformare “il dovere di guadagnarsi da vivere” in un mezzo per esprimere la mia essenza e vocazione.

Detto questo, oltre alla ricerca spirituale, che sconfina con il tempo lavorativo, mi piace riparare e riciclare gli oggetti, a volte dandogli anche una nuova funzione. Pedalo per viaggiare e spostarmi, ma la bicicletta è molto di più: per me è un modo per connettermi al presente e dare spazio alla mia creatività. ll lindy hop e le danze folk mi divertono e mi aiutano a rimanere in forma. La tecnologia mi appassiona e la uso in ogni sua forma, ma credo profondamente nel valore della manualità.

Domanda: Qual è il tuo prossimo obiettivo ambizioso? Pensi di poter essere utile nel mondo del terzo settore per migliorare il benessere delle persone con disabilità che spesso si sentono abbandonate a se stesse a partire dalle proprie famiglie e poi dalle istituzioni? Quali suggerimenti alla nostra associazione per crescere, coinvolgendo più filantropi, volontari e soddisfare meglio le esigenze delle persone sempre più a rischio di emarginazione in una società sempre eterogenea, disorientata, decadente, deficitaria di risorse e valori di solidarietà?

Germano:

Il mio impegno a migliorare il benessere delle persone con disabilità nel terzo settore può esprimersi in vari modi. Sicuramente essere disponibile a migliorare il dialogo tra operatori e persone assistite, facilitare la partecipazione attiva delle persone con disabilità nei processi decisionali. Questo non solo per promuovere una maggiore inclusione e dignità, ma rafforzare anche la comunità e l’associazione: creare un ambiente di supporto reciproco e di maggior comprensione.

Incrementare il bene relazionale, ovvero il valore che le persone ottengono dalle interazioni sociali e dalle relazioni significative, attraverso lo sviluppo di sentimenti di fiducia, reciprocità e senso di appartenenza ad una comunità o ad un gruppo: è l’obiettivo finale del mio lavoro.

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