La partecipazione di MAP all’evento conclusivo di “Friday For Future”, celebratosi al Circo Massimo di Roma lo scorso venerdì 27 ottobre, ci ha portato a conoscenza di un progetto molto interessante che desideriamo condividere con i nostri simpatizzanti, in particolare con coloro i quali credono in un futuro più ecosociosostenibile basato sul recupero della tradizione agricola italiana. Si tratta di un modello che cristallizza il nostro messaggio per contrastare gli effetti del cambio climatico e del degrado sociale.

Olympia Dotti, la nostra associata MAP, incontrata a Roma in occasione del menzionato evento, ci ha fatto conoscere la storia di Francesco Cirio, l’avventuriero ispiratore dell’omonimo marchio agroalimentare, il quale seppe trasformare le sue umili origini in un sogno di successo, per sé e per i lavoratori. Un personaggio, ai più sconosciuto, la cui vita si è intrecciata fino ai giorni nostri con la storia dell’industria agroalimentare italiana, cui storia è stata narrata nel libro di Peter Signorini: ” Come Natura Crea, Cirio una storia italiana.”, edito dalla Mondadori Electa e presentato nel 2016 all’Università di Ingegneria Filippo II di Napoli nel 2016, l’ex stabilimento produttivo dell’omonima industria.

Cirio, una storia italiana

“Il protagonista della storia di successo cominciò da un piccolo mercato che presto gli permise di conquistarsi una sedia al tavolo dei potenti, per vendere all’estero il “made in Italy” ante litteram. Fu un un fantastico commerciante di idee e dei prodotti della terra italiana , nonostante analfabeta, che riuscì a suggestionare un intraprendente giovanotto di Lodigiano di nome Pietro Signorini, conosciuto nella sua Casalpusterlengo. Pietro si appassionò dell’agricoltura, studiò e creò l’industria alimentare del domani. Nel 1900 nasce la Cirio, ma l’uomo che le diede il nome fu solo l’antico ispiratore del sogno ambizioso in cui si trasformò l’azienda negli anni ’30 grazie anche ai suggerimenti Di Gabriele d’Annuzio. L’organizzazione e il capitale non furono suoi, bensì di Signorini che scelse San Giovanni a Teduccio in provincia di Napoli il luogo per fondare la Cirio.

Pietro, dopo una prematura scomparsa all’età di quarantacinque anni, venne succeduto dal fratello minore Paolo, un giovanotto di trentadue anni, grazie al quale la Cirio divenne un simbolo italiano. Paolo Signorini inventò anche uno stile industriale inedito il cui moto recitava così: “Convento ricco e frati poveri”. Gli utili derivati dall’attività agricola dovevano essere reinvestiti per migliorare la produzione industriale tenendo viva l’antica sfida lanciata un tempo, prima da Francesco Cirio e poi da Pietro Signorini. Nel modello industriale i lavoratori erano trattati in modo encomiabile: secondo un’organizzazione rispettosa dei diritti umani. Ne è un esempio storico, specialmente a livello tipologico architettonico, ‘La Balzana’, l’azienda acquistata dalla società Cirio, sotto la presidenza di Paolo Signorini, tra gli anni 30 e 40, poiché offriva lavoro e alloggi per i propri dipendenti. In questo villaggio agricolo i prodotti dei campi erano trasportati in azienda con carri trainati da cavalli, la fecondazione degli animali veniva effettuata da veterinari dell’azienda che avevano in considerazione il miglioramento genetico e la quantità di produzione di latte. Negli anni 60′ l’azienda raggiunse l’apice della propria attività con circa 80 dipendenti fissi e oltre 800 dipendenti stagionali. Negli stessi anni del boom economico, la gran parte dei lavori manuali viene meccanizzato (tutte le fasi lavorative del terreno, l’impianto di mungitura, passando dalla stabulazione fissa del bestiame alla stabulazione libera con un aumento di mille capi di bestiame) diede inizio ad un’ampia trasformazione lavorativa. Conseguentemente, l’azienda, aumentando la sua popolazione, realizzò al proprio interno la scuola elementare, (una classe con un’unica insegnante per tutte le classi elementari) e la chiesa. A tutti i dipendenti era distribuito giornalmente e gratuitamente un litro di latte.

Il Progetto di recupero di La Balzana

Il declino di La Balzana iniziò quando fu acquistata dalla S.M.E., azienda a partecipazione statale, che faceva parte del gruppo I.R.I. e successivamente con la privatizzazione dell’attività che comportò l’eliminazione dalla struttura di tutti gli animali esistenti. Così ridotta l’attività venne venduta alla IPAM dei fratelli Passarelli, i prestanomi della famiglia Schiavone arrivando ad essere gestita dal malaffare e finalmente riscattata come bene confiscato alla camorra. Recentemente, l’antico insediamento agricolo “La Balzana” è stato riscoperto da Agrorinasce, Società consortile, la quale assieme al Comune di S. Maria La Fossa, si sta occupando di facilitare la sua valorizzazione per finalità agroalimentare con il recupero di tutte le infrastrutture e dei terreni agricoli. Il progetto di recupero si inserisce nella più ampia strategia di riqualificazione urbana e paesaggistica dell’Agro Caleno. Il primo aspetto da salvaguardare è la qualità ambientale per la protezione della produttività della filiera agro–alimentare di una delle campagne più fertili del mondo per contrastare un processo di aggressione alla propria integrità.

Il progetto di recupero, del villaggio agricolo e annessi, ha per scopo principale la realizzazione di un parco agroalimentare dei prodotti tipici della Regione Campania, ove sia possibile anche alloggiare per realizzare diverse esperienze: didattica, formazione specializzata, produzione e vendita di prodotti alimentari, turismo rurale. I terreni sono ideali per la coltivazione di: grano, pomodoro, ortaggi vari, frutta e altri prodotti agricoli tipici campani di fama internazionale, come ad esempio gli allevamenti bufalini e di altri animali, la loro trasformazione in pane, pasta, conserve, mozzarella di bufala campana, carni e salumi, vini e liquori (in gran parte IGT e DOP). In aggiunta la predisposizione di luoghi per la degustazione dei prodotti locali, come ristorante, pizzeria. Per quanto riguarda la didattica è stato previsto un istituto agrario con annessa azienda agraria per gli studenti, centri di ricerca e di formazione specializzata, residenze per i lavoratori, accoglienza per i turisti.

Dopo oltre 10 anni di abbandono, La Balzana versa in condizioni assai precarie. Recenti studi di fattibilità hanno evidenziato la necessità urgente di ingenti finanziamenti: attorno ai 30 milioni di euro. Tra le attività fin’ora realizzate dalla società consortile, esempio virtuoso da replicare in altre realtà similari, segnaliamo le seguenti:

  • Finanziamento mediante un bando pubblico. Beneficiarono, in via provvisoria di una quota parte dei 200 ettari disponibili con un contratto simbolico di euro 100,00 al netto di IVA per sei mesi, 21 agricoltori/allevatori, operanti nel territorio di S. Maria La Fossa. Lo scopo di Agrorinasce era valorizzare l’area e rilanciarla per attirare investitori.
  • Studio di fattibilità tecnico economico per il recupero e la valorizzazione dell’intero complesso agricolo, incluse tutte le volumetrie esistenti e la realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria allo stato inesistenti. 
  • Attivazione di un Tavolo istituzionale per l’esame e il finanziamento del progetto presso il dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo, on. Alessandra Pesce.  Al Tavolo istituzionale promosso dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali a Roma il 6 maggio 2019 sono stati presenti, oltre ad Agrorinasce e al Comune di S. Maria La Fossa, i rappresentanti delle seguenti istituzioni: 1) Presidente del Consiglio dei Ministri, 2) Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega Gioventù e Servizio Civile; 3) Ministero delle politiche alimentari, forestali e del turismo; 4) Ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro; 5) Ministero dei Beni Architettonici e Culturali; 6) Ministero per il Sud; 7) Agenzia per la Coesione Territoriale; 8) Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata; 9) Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento delle Politiche di Coesione.

L’ambizioso progetto ha trovato importanti sinergie con la Fondazione e la Reggia di Carditello, attrazione turistica distante meno di un chilometro e in fase di recupero e valorizzazione.

Il messaggio di MAP

La Balzana -per noi di MAP- rappresenta un ottimo modello di urbanizzazione sociale, uno spunto per i più moderni concetti di coabitare (cohousing o socialhousing) oggetto d’interesse dei nostri associati per condividere la gestione degli spazi comuni secondo i principi di uno stile di vita più ecologico e solidale.
Nel nostro Paese vi sono molti siti attualmente abbandonati a se stessi, alcuni dei quali elencati in diversi blog amatoriali con l’intento di segnalare un’opportunità di sviluppo potenziale, che potrebbero essere recuperati con fondi pubblici come ad esempio il caso di La Balzana mediante i PON, o anche privati mediante politiche fiscali incentivanti (premialità green) per ridurre, da un lato la disoccupazione, crescente ed allarmante tra i giovani italiani, e dall’altro l’inquinamento dovuto sia all’utilizzo massiccio di mezzi agricoli alimentati da fonti fossili e sia dalla produzione di rifiuti non riciclabili, utilizzando in modo sperimentale bioenergie e sistemi di recupero nell’ottica dell’economia circolare.