Giovedì 22 marzo la nostra associazione MAP è stata invitata dall’avv. Anna Agrizzi, presidente della ONLUS Diritti del Malato a partecipare all’intervista del giornalista Luca Galtieri per il servizio televisivo “Ma perchè?” in onda nel programma Striscia la notizia.
L’idea di lanciare una protesta ad ampio raggio è stata del nostro aderente Domenico Pellino, da nove anni costretto su una sedia a rotelle e abitando a Basaldella, alcuni chilometri fuori di Udine e non avendo la possibilità di guidare, si trova -come lui stesso dichiara- agli arresti territoriali. La sua battaglia è un grande esempio di forza di volontà e costanza, perché iniziò ancora prima che nascesse la nostra associazione e per questo il nostro amico chiese aiuto ad una storica associazione di Udine che, da sempre, si occupa in generale di tutelare i diritti dei malati. In breve la sua istanza è totalmente legittima, dal momento che evidenzia l’inaccessibilità degli autobus di linea ai disabili motori, non perché non vi siano quelli dotati di rampa a movimentazione elettrica, tra l’altro sempre più frequenti, ma perché moltissime fermate non sono state valutate, dalla compagnia dei trasporti locali SAF, accessibili in modo sicuro per i viaggiatori che si muovono su carrozzina, nemmeno se accompagnati, come nel suo caso dalla sua giovane figliola.
Il servizio registrato, dagli inviati di Striscia la notizia ha visto la partecipazione di molte persone: non solo degli aderenti, alle sopra menzionate associazioni, ma anche di due consiglieri della ANMICUD di Udine e di alcuni passanti. Per tutti coloro i quali si fossero persi il servizio andato in onda sabato 31 marzo, segnalo il link al sito web di Striscia la notizia per ragioni di copyright: L’Odissea dei Disabili.
Come potrete aver compreso dal servizio, nonostante sia sintetico, la protesta è stata indirizzata alla dirigenza della società dei trasporti pubblici, ma l’intervista -ai vari autisti e al dirigente- ha messo invece in luce la vera causa dell’inaccessibilità degli autobus ai disabili: le fermate non abilitate. Dal momento che per ragioni di tempo il servizio ha tagliato molte importanti conversazioni intercorse tra i vari portatori d’interesse intervistati, per correttezza la nostra associazione desidera, con questo articolo, dare spazio anche a quelle voci silenziate e soprattutto ringraziare tutti quelli che hanno sacrificato il loro tempo alla encomiabile causa, creando un precedente importantissimo per tutta la comunità, non solo per i disabili riconosciuti come tali.
Il servizio andato in onda costituisce, per noi di MAP, solo l’inizio di una serie di manifestazioni di sensibilizzazione verso i diritti d’inclusione sociale anche dei cittadini disabili come sancito dalla Convenzione ONU del 2006. La nostra associazione ribadisce il proprio impegno futuro di spostare l’obiettivo delle telecamere sul vero colpevole dell’inaccettabile disagio per tutti coloro che si muovono sopra una carrozzina, o che devono portarsi appresso passeggini, nonché carrelli per motivi famigliari, lavorativi o ludici.
Ebbene, in questo contesto critico, il vero colpevole per il disservizio non è la SAF, poiché gli autisti sono tenuti a rispettare il suo protocollo sulla sicurezza dei loro passeggeri, pena l’accusa di irresponsabilità civile e penale. Perciò, MAP è lungi da voler demonizzare come disumani i singoli autisti, invece dimostratisi molto collaborativi per chiarire il problema. Il vero colpevole è il Comune di Udine (purtroppo non l’unico) o meglio tutte le amministrazioni pubbliche che, fino ad oggi, non hanno saputo orchestrare i lavori pubblici rispettando un piano organico per l’eliminazione delle barriere architettoniche a distanza di 32 anni dall’entrata in vigore dell’obbligo di dotarsi di questo strumento urbanistico di pianificazione e monitoraggio. Moltissime fermate dei trasporti pubblici sono inabilitate a far salire i disabili in carrozzina, come quella illustrata nel servizio priva di una rampa nonostante sia di recente realizzazione, per cui i disabili anche se accompagnati non sono in grado di oltrepassare l’sola pedonale alta circa 10 centimetri rispetto il manto stradale.
A nostro modesto avviso, la soluzione sarebbe semplice, ma presuppone un dialogo intelligente tra il progettista del comune e i pianificatori delle linee delle varie compagnie di trasporti. Secondo una nostra indagine, il comunicato consegnatoci dalla SAF, risulta che molti marciapiedi sono predisposti adeguatamente alle utenze disabili su carrozzina per consentire l’accesso ai bus. Inoltre, da poco tempo sono state aumentate le fermate abilitate.
Altro problema è la mancanza di un’efficace vigilanza pubblica, della polizia locale, nel far rispettare la legge che riserva i parcheggi agli automobilisti disabili. Purtroppo, molti di questi vengo utilizzati da parcheggiatori abusivi e anche arroganti quando la nostra associazione chiede gentilmente di rispettare la legge. Ogni volta che la sottoscritta cerca di parcheggiare negli stalli a fianco della stazione dei treni, immancabilmente, li trova intralciati da auto sprovviste di autorizzazione e impossibilitata a denunciare l’abuso per l’assenza di agenti in grado di comminare loro una sanzione che andrebbe a finanziare l’attuazione dei PEBA, come prevedeva già la legge 32 anni fa.
I parcheggiatori maleducati e insensibili intralciano anche le manovre degli autobus necessarie per portarsi alla distanza idonea alla fuoriuscita delle pedane e, in molti casi, anche ostruiscono le rampe dei marciapiedi stessi destinate al passaggio dei disabili. Una norma anche se buona ma senza un sistema di controllo della sua applicazione serve a ben poco!
La gestione inadeguata, o meglio discriminatoria, degli spazi pubblici è una prassi che passa in eredità, di giunta in giunta, indipendentemente dal colore politico della stessa. Osservando la città, sembra quasi si trovi all’anno zero riguardo alle politiche di abbattimento o superamento delle barriere architettoniche; forse la vera ragione è che non si è fatto abbastanza per abbattere prioritariamente le barriere culturali, ovvero la concezione del disabile come soggetto privo dei diritti tipici di una persona autonoma, quindi come un subordinato ad un accompagnatore. E’ bene invece porsi anche la domanda: tutti i disabili hanno il privilegio di essere accompagnati?
Il problema della discriminazione dei disabili, come in questo caso dalle linee pubbliche di trasporto, non riguarda solo l’area urbana ma anche periferica che mette in rete i vari comuni della provincia. In altre parole, una persona sprovvista di auto propria, che ha difficoltà a deambulare, non godere del servizio di trasporto pubblico per raggiungere la città per necessità di ogni tipo e perciò si trova costretta a pagare salato un servizio di taxi. Ricordiamo a tutti, sia alle vittime che ai carnefici, che ogni forma di discriminazione è considerata un reato e quindi perseguibile dalla legge.
Ci rincuora aver sentito parlare -il dirigente in persona- di programmi di miglioramento del servizio dei trasporti pubblici, come il lancio, entro circa sei mesi, di un’applicazione smart per facilitare l’accessibilità da parte degli ipovedenti, per cui speriamo venga inserita anche informazione utile per i disabili motori, perché tutti i disabili devono godere degli stessi diritti!
In questi giorni di campagna elettorale per il rinnovo delle giunte sia comunali che regionale poco o niente ci è pervenuto sui programmi d’inclusione sociale delle fasce più deboli della popolazione. Di sicuro la nostra associazione vigilerà affinché almeno la legge in vigore venga applicata.